Disturbo paranoide di personalità

Il disturbo paranoide di personalità

Il soggetto affetto da disturbo paranoide di personalità, a causa di schemi di pensiero disturbanti che ne influenzano profondamente il comportamento, tende ad essere estremamente sospettoso e diffidente nei confronti degli altri senza una ragione plausibile. Da ciò nasce l’errata convinzione che gli altri individui “ce l’abbiano con lui”, “gli parlino male dietro” o non lo sopportino. Di conseguenza, risulterà assai complicato instaurare relazioni amorose o di amicizia durature.

Molto difficilmente il soggetto che soffre di tale disturbo, al contrario di chi gli sta vicino, ne riconosce la gravità, motivo per cui solitamente evita la terapia. Anche e soprattutto perché la sua condizione gli impedisce di fidarsi del terapeuta. Tale errata convinzione è data principalmente dal fatto che il disturbo paranoide di personalità, a differenza per esempio della schizofrenia, non presenta sintomi come allucinazioni o deliri. Il problema però esiste e, se non trattato, può portare l’individuo a cadere in depressione, a sviluppare delle fobie quali l’agorafobia, oppure a ricorrere all’uso di sostanze per allontanare la sofferenza prodotta dai sintomi, rischiando di diventarne dipendente.

Disturbo paranoide di personalità

Quali circostanze portano all’insorgere del disturbo paranoide di personalità?

Non si conoscono le cause esatte che portano all’insorgere del disturbo paranoide di personalità, tuttavia si ipotizza che ciò sia dovuto a fattori genetici e psicologici. Per tale ragione, avere in famiglia casi di disturbi di personalità può rappresentare un fattore di rischio, così come eventuali esperienze traumatiche vissute nel corso dell’infanzia.

A tal proposito, secondo la psicologa statunitense Lorna Smith Benjamin, i genitori delle persone affette da disturbo paranoide di personalità hanno subito abusi da piccoli e ripropongono, a loro volta, tale stile genitoriale sadico e controllante sui propri figli, punendoli nei momenti di debolezza anziché consolarli. Ciò abitua i bambini a non chiedere mai aiuto, a non fidarsi di nessuno e ad evitare di piangere per paura delle conseguenze. Il che conduce ad una spiccata tendenza all’isolamento e all’evitamento di qualsiasi forma di intimità per timore dell’esclusione, dei pettegolezzi e delle ingiurie.

Disturbo paranoide di personalità

Come si manifesta il disturbo?

A livello statistico, il disturbo paranoide di personalità colpisce lo 0,5%-2,5% della popolazione mondiale ed è diffuso prevalentemente tra i maschi. Si manifesta solitamente già durante l’infanzia: il bambino appare solitario, ha difficoltà a relazionarsi con i coetanei a causa di una radicata ansia sociale, è ipersensibile e mostra uno scarso rendimento scolastico.

Nonostante i primi campanelli d’allarme inizino a manifestarsi già in tenera età, di solito il soggetto affetto da tale patologia tende a rivolgersi ad un professionista solo da adulto, tra i 35 e i 40 anni, e raramente di propria iniziativa, bensì spinto dai propri familiari. In altri casi, invece, il soggetto, convinto di stare bene, rifiuta in maniera categorica la terapia, motivo per cui i sintomi del disturbo, così come il comportamento dell’individuo, continueranno a peggiorare.

Disturbo paranoide di personalità

I campanelli d’allarme

I criteri diagnostici del disturbo paranoide di personalità secondo il DSM-IV-TR sono i seguenti:

  • Diffidenza esagerata e sospettosità pervasive nei confronti degli altri (tanto che le loro intenzioni vengono interpretate come malevole), che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da quattro, o più, dei seguenti elementi: 
  • essendo estremamente diffidente e permaloso, cerca ossessivamente di scorgere significati nascosti nei gesti e nelle conversazioni degli altri;
  • sospetta, senza una base sufficiente, di essere sfruttato, danneggiato o ingannato;
  • eccessivo bisogno di controllo: dubitando senza giustificazione della lealtà o affidabilità di amici o colleghi, cerca di controllarli per evitare di essere “usato” o manipolato a sua volta;
  • è riluttante a confidarsi con gli altri a causa di un timore ingiustificato che le informazioni possano essere usate contro di lui; 
  • è estremamente sensibile alle critiche, anche se costruttive: scorge significati nascosti umilianti o minacciosi in rimproveri o altri eventi benevoli;
  • porta costantemente rancore: non perdona gli insulti, le ingiurie o le offese;
  • percepisce attacchi al proprio ruolo o reputazione non evidenti agli altri, ed è pronto a reagire con rabbia o contrattaccare (gli scatti d’ira sono molto frequenti); 
  • non si fida né degli amici, né dei familiari né tantomeno del proprio partner, tanto da sospettare in modo ricorrente e senza giustificazione della fedeltà di quest’ultimo/a. Il che, ovviamente, crea un clima di tensione costante.

 

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